Arrivato alla mia terza esperienza con la photo marathon (Ivrea nel 2013, Milano nel 2014 ed ora Torino) posso dire di saperne un po’ e he è ora di tirarne le somme.
Se l’idea è quella di far conoscere una città, magari in concomitanza con altri eventi, non posso che essere d’accordo. In questo caso sarebbe carino organizzare eventi secondari che permettano anche a chi non è del luogo di scoprire angoli poco comuni ed interessanti (anche e soprattutto fotograficamente). Più o meno questo si è fatto in tutte le edizioni a cui ho partecipato, ma in modo molto limitato e molto alla cazzo. Forse il problema è anche l’altissima partecipazione, come si vede in una qualsiasi vacanza il numero di turisti armati di reflex è spropositato, io che non ce l’ho mi vergogno pure quando l’hipster o la ragazzina di turno fanno balenare al cielo Nikon o Canon con teleobiettivi della Madonna… Troppi aspiranti fotografi, troppo concentrati, gestiti da ragazzi che mi sembrano più cowboy che esperti di fotografia. Le magliette identificative non aiutano. È frustrante arrivare in un posto e vedere che il soggetto a cui pensavi lo stanno già facendo almeno in tre. Ti fermi a fare una foto? Ecco che arrivano frotte di partecipanti curiosi. Peggio che fotografare gli animali sulla strada a Yellowstone (dove macchina/e ferma/e a bordo strada significano animali in vista, tanto più lenti quante più sono le macchine ferme).
Il tempo è necessariamente limitatissimo per 9 temi (a volta di più), mi verrà detto che non sono adatto per questa formula e posso anche essere d’accordo, però quello che produce non è sicuramente buona fotografia. Si possono fare scatti istintivi (magari la situazione è buona, anche notevole, ma difficilmente verrà fuori una bella foto), si possono studiare scene di fantasia con quel che si trova in loco (ho visto comporre rebus con impronte e fette di torta, costruire nature morte con calici di vino e foglie secche, usare gli amici come modelli, ecc ecc), il risultato per me può anche essere out of the box ma è in genere un po’ triste. Si può vedere una bella foto che non c’entra nulla con i temi e perdervicisi dietro, come spesso faccio io. E poi si arriva sempre, dopo le prime 6 ore, stanchi di gambe e di testa, un po’ frustrati perché sei convinto di non avere in macchina nulla di decente. Che poi, dico io, come si fa ad avere una bella foto per ogni tema? È già un miracolo centrarne uno o due, intendo dire con una foto che sia tecnicamente valida, bella e d’effetto. Vorrei sapere come fanno a giudicare quella marea di foto!
Oggi a Torino, c’erano (dati ufficiali) 1400 partecipanti. Io ho fatto circa 350 scatti (di cui buoni, magari non per il concorso, meno di una decina). Se gli altri hanno fatto come me, siamo a quasi mezzo milione di foto scttate, di cui più o meno il 30% alle stesse cose. Che palle! Mi sono stufato.
Come detto l’idea è buona ma l’implementazione è una vaccata che non aiuta ad educare fotograficamente le masse. Qui di seguito alcune modeste note sul concorso come lo farei io:
1) Limite di tempo: non va bene. O si mantengono le 9 ore e si danno meno temi (es 1, 2, 3, magari noti in anticipo), o si mantengono più temi e si dà un margine temporale di giorni o settimane. Così non si farebbe l’one day event, ma si eviterebbe anche di avere centinaia di persone che si copiano le foto o fanno foto insulse solo per coprire qualche tema. Ci sarebbe la possibilità, che so, di interpretare tutti i temi in notturna o al crepuscolo, cosa che è molto difficile con la formula attuale
2) Partecipanti: mai troppi (chiunque deve poter partecipare) ma troppo ammassati tipo allevamento aviario. Quindi servono più giorni per scattare, o magari delle ‘sessioni eliminatorie’ (questo però mette in difficoltà i giudici).
3) Eventi collegati: questo dovrebbe essere il clou. Chi partecipa dovrebbe avere la possibilità di avere punti di vista inusuali, non normalmente disponibili, es. l’apertura di qualche monumento “sempre chiuso”, la visita a cortili o case private, ecc.
Detto ciò saluto, preparo la mia ultima selezione giusto per onorare l’iscrizione, e poi mi dedicherò ad altro.