Ieri sera mi è capitato di vedere in televisione una puntata di “Border Security – Australia’s front line”, una delle tante trasmissioni malamente importate e tradotte dal mondo anglosassone che popolano ora le reti della TV digitale italiana. Il programma racconta, in una dubbia formula reality tv “da studio” (nel senso che la qualità delle immagini è tale che fa pensare più ad una ricostruzione in studio che a “telecamere segrete”), storie dell’Immigration Office di Sydney che si occupa di evitare l’immigrazione e la pesca clandestina, oltre all’introduzione di droga in Australia, paese quest’ultimo che ho visitato e di cui conosco in parte le formalità burocratiche relative appunto all’immigrazione. In Australia ci sono tantissimi immigrati, in particolare ne arrivano da tutta l’Asia (Far East, SEA, Middle East, ecc) sperando di fare fortuna. E’ come l’America, un po’ più a portata di mano.
Tra le tante il programma mostrava la storia di una ragazza coreana fermata all’aereoporto perchè, sebbene in possesso di un regolare visto turistico, non aveva carta di credito, pochi dollari in tasca e viaggiava da sola con un trolley pur avendo il volo di ritorno prenotato per un mese dopo. Per farla breve, le annullavano il visto e la rispedivano a casa con il primo aereo “per evitare che una volta entrata, anche se in buona fede ma senza soldi, potesse cadere nelle mani di persone senza scrupoli”. Dopo varie versioni, la ragazza raccontava di essere andata in banca nel suo paese, di aver prelevato tutti i soldi che aveva, essersi comprata il biglietto – che costava più di quanto pensasse – e di essere scappata dal suo paese, per iniziare una nuova vita o almeno tentare un’avventura, vivendo di espedienti se i soldi fossero finiti. “La Corea è un posto terribile”, diceva piangendo.
Quindi, per preservarla da pericoli, la rimandano a casa con gli occhi gonfi di lacrime, anche se aveva ottenuto il visto. Come detto sono un po’ scettico che si trattasse di scene vere, ma anche se fosse stata solo un’attrice, quanti casi del genere capitano ogni giorno?! Ho sempre odiato le frontiere, perchè non servono a nulla, umiliano che ci si trova a passare, ed incentivano l’immigrazione clandestina, i viaggi della speranza in condizioni disumane, mostruose. Spezzano i sogni di viaggiatori, amanti lontani, disperati che cercano una vita migliore, solo per difendere la “gente per bene”, ma all’interno delle frontiere che vengono difese forse non ci sono la povertà, la criminalità, il lavoro clandestino, la prostituzione? Siamo un mondo di “mondi”, che possiamo permetterci di passare allo screening chi vuole entrare, e giudicarlo, e farlo passare, sempre tenendolo d’occhio, solo se dimostra di essere migliore di noi? Per fare una vacanza-lavoro in Australia è necessario dimostrare di essere sani esibendo le radiografie del torace: è questa la realtà che vogliamo o una cosa degna invece di distopie di stampo nazional-socialista?