Giorno 1. In ritardo di un paio di giorni a causa di una mia leggerezza sui documenti da avere per ottenere il visa on arrival, partiamo finalmente da Bangkok alla volta del Vietnam. Il programma riorganizzato prevede di arrivare ad Hanoi per poi partire immediatamente via treno notturno per Da Nang – Hoi An. Fin dalla mattinata è un viaggio a tappe forzate attraverso tutti i mezzi di trasporto possibili: BRT, Skytrain, Airport Rail link a Bangkok, poi volo aereo Qatar Airways su Hanoi, dove proseguiamo in taxi ed infine prenderemo il treno notturno.
Il primo impatto con il Vietnam sono le formalità burocratiche alla frontiera, abbiamo pagato un’agenzia online per avere la ‘lettera di autorizzazione da parte del Ministero dell’Immigrazione a richiedere il visto all’arrivo’ ed una signorina ci aspetta appena scesi dall’aereo con un cartello con solo i nostri nomi e quello di un turista inglese. Si fa consegnare 80 euro per il visto, dà tutti i documenti ad un ragazzo che sparisce. Intanto gli altri turisti fanno una coda interminabile, non ci sono numeri da prendere ma le persone vengono chiamate a caso. Dopo una quarantina di minuti d’attesa il ragazzo sbuca con i nostri passaporti vistati, e possiamo procedere oltre. Mancano meno di due ore al treno e dobbiamo passare a prendere i biglietti del treno alla Ethnic Travel in centro ad Hanoi. Infatti non è possibile comprarli online. Ancora frastornati dal cambio (a fronte di 300 euro ci viene consegnata una mazzetta di più di 8 milioni e trecentomila dong) e più di un po’ preoccupati di non fare in tempo, prendiamo un taxi che ci dovrebbe portare in agenzia, aspettare 10 minuti, e poi portarci in stazione. Con flemma impassibile – ed intrattenendo conversazione su due cellulari – il giovane tassista ci porta ad Hanoi. Circa 35 km in cui si attraversano campi di riso e poi l’enorme Fiume Rosso, entrando così in città. Il numero degli scooter in circolazione è impressionante, in città arriva a punte di 20 o 30 per ogni auto, così come sono degni di nota i carichi trasportati: uno porta una famiglia di 4 persone (papà alla guida, mamma dietro, bambino più grande in mezzo e bambino piccolo in braccio alla madre), uno un albero da vivaio alto più di un metro, uno ben due ( anche se un po’ più piccoli). Le case in periferia sono belle, palazzine di tre piani alte e strette, in una specie di stile art nouveau, tinte di colori pastello: beige, verde, blu. Avvicinandoci alla città vecchia il casino aumenta. Passiamo per un viale alberato che è diventato il regno dei barbieri da strada: uno specchio appeso ai platani, uno sgabello ed un paio di forbici sono tutto l’investimento necessario per gettarsi in questo fantastico business… Chissà se accettano la carta di credito?
Oltre all’instant barber ci sono anche, pare, degli instant bar, infatti si vedono spesso due-tre persone su sgabelli di plasica blu intorno ad un cestino di plastica blu pieno di roba che potrebbero essere lattine di bibita o snack. Sul maeciapiede la gente fa le cose più disparate: chi lava la macchina, i bambini giocano e cagano, chi cucinave chi mangia. Entrando nelle vie del centro, il casino raggiunge livelli esponenziali: le strade già strette sono tappezzate da negozietti minuscoli letteralmente traboccanti di mercanzia, che invade i marciapiedi: grossisti di ogni genere, negozi di vestiti, pelouche, lanterne cinesi, bar di 3 mq con sgabelli di plastica blu che fanno da sedile e tavolino (ovviamente sul marciapiede), ed in giro c’è un sacco di gente (sono le sei di sera di lunedì). C’è un traffico bestiale di scooter, che circondano le poche macchine, arrivando da ogni dove. L’agenzia di viaggi è un altro ufficio minuscolo strapieno di persone. La flemma delle ragazze che ci lavorano è mitica, così come il loro inglese: non si capisce un cazzo! Riusciamo a prendere i biglietti ed arrivare alla stazione, non certo moderna nè in buono stato. Ricorda un po’ le ferrovie dell’Ucraina. Troviamo facilmente treno, vagone e posto in una cuccetta a 6 letti dove i nostri compagni di viaggio sono quattro vietnamiti: un vecchietto da barba e baffi lunghi tipo i vecchi maestri dei film di kung fu, la sua accompagnatrice (la moglie giovane o una figlia vecchia?), una ragazzina che è sempre al cellulare, ed il Justin Timberlake vietnamita, un giovane con la panza in canottiera bianca (sembra sia molto di moda). Un po’ timidamente ci sediamo sul letto dei vecchi, insieme agli altri. Justin ha portato da mangiare, e lo offre prima alla ragazzina, poi agli altri ed anche a noi. Pane con fettine di maiale al curry, ottime anche considerato che oggi a parte la colazione ed uno snack in aereo non abbiamo mangiato altro! Ringraziando accettiamo e, fanculo, faccio pure il bis! Tiro fuori 4 rambutan ed un mangosteen ma non attizzano nessuno, ce li mangiamo noi.
I nostri compagni di viaggio non parlano inglese (il vecchio pochissimo francese, quasi inintelleggibile), quindi la conversazione è un po’ difficile. Ma riusciamo a spiegargli che veniamo dall’Italia (ah sì, Picasso! No, quello era spagnolo… Leonardo da Vinci! Michelangelo!) ed il vecchietto ci dice che il Vietnam è il paese delle biciclette (direi scooter: di bici ad Hanoi ne ho viste poche, fuori cittá) e ci chiede dov’è il nostro cellulare: qui tutti ne hanno uno sempre tra le mani! Lo speaker del treno trasmette musica folk a tutto volume e descrive le meraviglie che il treno incontrerà lungo il percorso. Alle 8:20 si spengono le luci, Justin si fa andare a prendere dalla ragazza qualcosa al ‘vagone ristorante’ e poi mette su un po’ di musica mentre gioca ad un simulatore di fattoria sul suo tablet. Poi si mette a cantare lui… Oddio! Diciamo che il concetto di spazio privato e pubblico qui è abbastanza elastico: il tuo spazio è tuo finchè lo occupi, sposta la chiappa di mezzo metro ed automaticamente quel che avanza diventa libero. E ovviamente cose come privacy o rispetto degli altri sono molto relative… Insomma ognuno fa un po’ come cazzo gli pare, il bello é che nessuno sembra protestare o lamentarsi. In fondo perchè mai, se vale per tutti diventa uno stile di vita! Beh, la giornata sta finendo e domani intorno alle 10 dovremmo essere arrivati. Il letto è un po’ scomodo ma all’ultimo piano ho un sacco di micromensole tutte per me. Notte notte!