Giorno 6. Dopo una notte trascorsa abbastanza bene, l’autobus da Hue è finalmente arrivato a Ninh Binh. Ovviamente con un paio d’ore di ritardo, ma è un miracolo considerando le condizioni della strada: praticamente lavori in corso ovunque, per la posa dei tubi dell’acqua a bordo strada o per allargarla. Lunghi tratti di sterrata (era l’autostrada!) per fortuna segnalati dall’omino che, vista l’ora tarda, vigilava semplicemente da un’amaca appesa al trespolo del segnale.
A Ninh Binh l’autobus ci scarica in autostrada (uno stradone che corre da una parte della città, dall’altra c’è la ferrovia), e veniamo subito circondati da mototaxi. Chiediamo di andare alla stazione degli autobus. Fanno finta di non capire e ci portano ad un hotel. Protestiamo, e ci portano ad un altro hotel. Nessuno sembra capire ‘bus station’, in realtà secondo la nostra guida c’è ed è a due passi da quella del treno, che intravediamo. Vabbè, volevamo comunque fare base al secondo hotel (consigliato dalla Rough Guide) quindi decidiamo di restare. Il tipo dell’hotel ci fa i biglietti per Hanoi (o meglio prende i soldi per gli stessi) e ci affitta due bici scassatissime per 2$ a testa. Ad una cadrà la catena e si romperà il parafanghi, all’altra partirà all’improvviso un pedale… Per fortuna nulla che l’uomo di casa non sappia riparare magari grazie a qualche attrezzo preso in prestito ad un carrozziere lungo la strada.
Dopo aver fatto colazione (the freddo e snack ad uno smoking bar locale – smoking bar perchè ognuno dei quattro tavoli di bambù è dotato di un cannone spero per il tabacco), mappa alla mano, ci avviamo alla ricerca di Tam Coc, una zona dove il fiume scorre tra guglie calcaree (vista in foto). Arrivarci sembra ameno, infatti attraversiamo campi di riso dove sono all’opera pescatori di rane (o simili) ma… è la strada sbagliata! Invece bisogna attraversare l’autostrada e poi proseguire per uno stradone ai cui lati stanno già sorgendo nuovi enormi alberghi, fino alla fine, dove attende pronta a scattare l’ennesima tourist trap! Prima una donna ci ferma in mezzo alla strada sventolando bandierine e invitandoci a posteggiare (a pagamento). Tutte balle… Proseguiamo. Una sterminata quantità di barchette di ferro attende il turista, ed un casotto dei biglietti espone la tariffa fissa: 180 dong a persona (circa 6 euro). Ignoriamo il tutto e proseguiamo lungo il fiume in bici tra campi di riso, di loto, allevamenti di capre e di anatre. Arriviamo ad un tempio e vediamo sul fiume una processione di barchette. Sullabvia del ritorno una donna-fotografo appostata su una barca ci offre di portarci in giro per 150 dong. Indecisi, diciamo un mezzo sì e quella prende il telefono e chiama una barca. I Vietnamiti vivono di commissioni ed i turisti sono le loro vacche da mungere. Un po’ mi sento vacca e questo sicuramente fa arrabbiare, ma vedendo come vive la gente (molto povera) mi dispiace anche a volte mettermi a contrattare per spuntare un euro. La losca però non ci è piaciuta, e poi ci fa attendere troppo, ce ne andiamo e quella ci 8nsegue i motorino gridandoci dietro chissà cosa.
Sevizio barche ufficiale. Una volta pagato (prezzo non contrattabile) vieni immediatamente servito ed affidato ad una vogatrice – in genere sono donne e remano coi piedi, cioè sì, proprio usando le gambe per spingere i remi, tra l’altro i questo modo riescono a vogare senza dare le spalle alla direzione di movimento. La nostra stranamente si ferma 100 metri dopo averci presi e si fa dare il cambio da un’altra. Mercato delle licenze? Cresta sulla vogata? Lavoro nero? Sicuramente sì.
La zona oggettivamente è molto bella, il fiume ha creato tre grotte sotto di cui la barca passa per addentrarsi in altrettante gole. La vegetazione e la fauna è palustre. Scorgiamo per due o tre volte un bel martin pescatore. All’ultima grotta, che sfocia su un laghetto chiuso, attendono nasxoste le venditrici di futta e ammenicoli vari. Proprio come avevamo letto, se vedono che non compri ti chiedono almeno di pagare una bibita per la vogatrice – giusto un modo per spillarti qualcosa, a me danno l’impressione di essere tutte in combutta, proprio come una vera società (a fregare) socialista.
Torniamo e mi metto a remare un po’ pure io. Certo questo del vogatore è un lavoraccio, avanti ed indietro sul fiume ci si mette un’ora e mezza almeno, ed il tutto aforza di braccia (o gambe). Però il biglietto pagato per il Vietnam è molto caro, purtroppo mi chiedo quanto di questo effettivamenete arrivi in tasca alla poveraccia, che magari è pure a sua volta sfruttata da quella che le procaccia le corse (ma rema solo 100 metri). Che alla fine ci chiede una mancia… E per cosa? Dovrebbe darla lei a me che l’ho aiutata! La vacca ha giá dato.
Finita la corsa, pedaliamo fino ad un tempio che ha due parti: una i grotta, una sull cima della collina (da cui si domina Tam Coc). Sono circa 500 ripidi scalini. Sudati come spugne, affamati e bruciati dal sole, in cima abbiamo il fiato corto. La vista è molto bells sia su TC che sulla città alle nostre dpalle. Ritorniamo di corsa all’albergo in tempo per il bus. Il truffaldino proprietario ci ha fatto pagare al prezzo normale un passaggio sul minivan di un tour diretto ad Hanoi. Tra l’altro è strapieno di gente e continua a caricarne. Ci mette due ore e mezza ed alla fine siamo ad Hanoi, pensavo di aver esagerato giudicandola tanto incasinata da far paura, ma stasera ho avuto la stessa identica impressione. Terribile. Il rumore, i motorini che sfrecciano ovunque, gli spazi per strada tutti presi (marciapiedi: pieni, strade: piene, non sai mai dove camminare!), è qualcosa di indescrivibile ed invivibile! Stasera poi è sabato e c’è il night market, frequentato a quanto pare più da giovani locali che da turisti.
Andiamo a cena in un ristorante consigliatoci dalla receptionist, ‘Little Hanoi’, ed è un po’ caro ma… Davvero buonissimo! E poi le porzioni sono enormi. Paghiamo 10$ in due e siamo fin troppo satolli, io sono stanchissimo e anche se è sa ato non voglio vedere altro che un bel letto e aria condizionata! Domani è prevista la visita della città.