A poca distanza dal trivio collinare che collega tra loro i paesi di Borgomasino, Masino e Cossano, si stende la regione Lusenta, bosco antico di querce e castani, il cuore della collina borgomasinese, dove l’infestante gaggìa non è ancora riuscita a fare breccia.
Le foglie secche si accumulano in abbondanti strati sui fianchi della collina – siamo a pochi passi dal crinale Est, che si affaccia sulla campagna Cossanese, qua e là tracce sparse delle scorribande notturne dei cinghiali. Attorniata dai castagni, poggia su una piccola collinetta naturale la Pera Cunca, masso erratico depositato in questi luoghi dal ghiacciaio qualche migliaio di anni fa (ci troviamo infatti sull’estremità meridionale della Serra Morenica del Canavese).
Non si tratta ovviamente nè dell’unico nè del più imponente della collina borgomasinese: le sue dimensioni non sono comparabili con quelle ben più ragguardevoli del Roc dell’Arciprete o dell’altrettanto famoso Roc di Piru Pendula, nel Vestigneese. La particolarità di questa roccia oblunga, a forma di goccia con un diametro di circa due metri ed un’altezza media di circa 60 cm, è di essere una roccia coppellata, probabilmente un altare adito in passato ai riti di antiche religioni pagane.
La roccia, di chiara origine metamorfica (la pietra è stata cioè trasformata nella sua struttura in seguito alla permanenza nel sottosuolo in zone di pressione e temperatura elevate), è striata da profonde venature. Al centro una grossa cavità di forma ovale raccoglie l’umidità e l’acqua piovana. Essa è circondata da una decina di coppelle più piccole che sembrano raggrupparsi in tre aree ben distinte. Le coppelle si trovano ad altezze diverse ed hanno l’interessante peculiarità di essere collegate tra loro da canaletti scavati nella roccia, che confluiscono poi nella cavità centrale.
Un eventuale liquido versato nelle coppelle più piccole, infatti, fluirebbe in basso in quelle più grandi, per poi confluire nella vasca centrale. Questo sistema di coppelle e canali appare indubbiamente opera umana e ha lasciato immaginare a molti che la roccia sia stata modellata come un altare per riti pagani basati su libagioni. La sua forma e la disposizone delle coppelle può suggerire che nei rituali ci si coricasse sulla pietra per poi “far qualcosa” con le coppelle disposte davanti e a fianco a sè.
Erroneamente a quanto una ricognizione frettolosa dei luoghi ha lasciato intendere a molti, non si tratta dell’unica pietra coppellata della zona, anche se è sicuramente la più magica ed impressionante. Proseguendo un poco verso Borgomasino si incontrano ulteriori resti della cultura megalitica, prove che la collina borgomasinese era già sicuramente abitata nel periodo neolitico, con un insediamento stanziale probabilmente sito nei pressi della regione Torrazza.
Il bosco magico della Lusenta e l’imponenza della Pera Cunca hanno affascinato molti, specialmente gli appassionati della cultura Celtica, che immaginano il masso posto al confluire di quelle linee di forza che collegano tra di loro i santuari megalitici, attraverso le quali scorrerebbe l’energia della Terra (i cosiddetti leys).
Il bosco della Lusenta
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La Pera Cunca
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Striature metamorfiche
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Altra pietra coppellata
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La Pera Cunca è nota ab immemorabilis agli abitanti del luogo, ma fu “scoperta” dalla Sovrintendenza solo nel 1920. Negli anni ’70 venne realizzato il primo accurato disegno della pietra, a cura di Giuseppe Vachino.
Su Internet sono disponibili alcuni approfondimenti, tra i quali segnaliamo:
La Pera Cunca ed il Truchet (E. Gallo) (dal quale sono tratte alcune immagini ed informazioni riportate in questo articolo)
La Pera Cunca (Associazione L’Ontano)
Gita alla Pera Cunca (Laboratorio Musicale del Graal)