La Parrocchiale del Santissimo Salvatore

IMPORTANZA STORICA

La principale e più imponente chiesa di Borgomasino è un imponnte edificio settecentesco, di stile barocco, il cui progetto finale è opera del famoso architetto piemontese Bernardo Vittone. La chiesa non solo spicca sui tetti delle case e domina ogni veduta del paese, ma ha anche un profondo valore simbolico per la storia locale: la sua costruzione, al posto della vecchia e pericolante antica chiesa parrocchiale, fu a lungo osteggiata dai sostenitori della parrocchiale di San Martino: ultimo atto, questo, di una contesa per l’egemonia che imperversò per almeno due secoli. La nuova chiesa segnò infine la composizione delle liti e l’unificazione di confraternite che avevano fatto a lungo a gara per primeggiare, seppur con gli scarsi mezzi dovuti alla povertà del luogo, che la sua storia non mancherà di ricordarci.

UNA STORIA TRAVAGLIATA

La costruzione della chiesa, più volte demandata dalla Curia ma sempre posticipata a causa dell’ingente costo che avrebbe comportato, iniziò nel 1749 su un progetto dell’architetto Michela di Agliè. Il progetto originario, uno splendido edificio barocco a pianta centrale, con un’imponente scalinata d’accesso, cupola e cupolino, cripta ed un originale campanile a base triangolare, fu più volte rimaneggiato per sfrondarlo da frizzi e lazzi in modo che i salatissimi costi totali si avvicinassero almeno un po’ al ridotto budget a disposizione.
Il sito originario era stato inizialmente previsto essere lo stesso dell’antica chiesa del SS Salvatore, quindi accanto alla Casa Parrocchiale ed al Castello. Tuttavia, complici probabilmente gli sforzi diplomatici dei sostenitori di San Martino, il sito fu negato dal Conte e quindi si optò per la sede attuale, occupata da diverse case particolari che vennero perciò acquistate e demolite. Si sceglie un nuovo progetto, meno ambizioso, prodotto dall’architetto Monte.

La costruzione della chiesa procede molto a rilento, tra battibecchi e battaglie legali: il Conte, dopo aver negato il sito dell’antica chiesa precedentemente accordato, fa di nuovo marcia indietro e ad edificio già iniziato pretende che si lasci perdere e si proceda invece al restauro dell’antica parrocchiale. Ricordiamo che in quegli anni San Martino raggiungeva il massimo dello splendore dato che venivano terminati gli ultimi lavori di ampliamento ed abbellimento.
Nel 1760 l’antica e pericolante chiesa parrocchiale viene interdetta per le sue precarie condizioni, ma le battaglie legali si trascineranno per una decina d’anni ancora per terminare con la sconfitta delle pretese del Conte.

Sgombrato il campo dagli ostacoli, si riprende a gran lena la costruzione. L’entusiasmo per la fine delle controversie porta ad un nuovo cambio di progetto: viene scelto infine quello presentato a suo tempo dall’architetto “di grido” Bernardo Vittone (nel frattempo deceduto). I nuovi lavori, sulle fondamenta per anni lasciate incompiute, iniziano nel 1772 e questa volta termineranno.
La regione Ossola fornisce le pietre per i muri portanti, i mattoni vengono fusi in fornaci allestite nel sito stesso della chiesa ed al Rosario. La popolazione partecipa in massa alla costruzione, prestando la propria opera ai vari compiti necessari. I soldi non bastano mai e la tentazione di tagliare al risparmio il progetto è grande. Il 1777 è l’anno della fine delle pretese di San Martino e dell’unificazione delle due Parrocchie (con conseguente piccola iniezione di liquidità da destinare alla costruzione della chiesa). Tuttavia non basta affatto. Si è costretti a tagliare sul progetto. Salta la costosa coprtura a piombo o rame della cupola (come nella chiesa di Borgo D’Ale), di conseguenza viene modificata la parte sommitale della chiesa con un alto tamburo poligonale, il cupolino sparisce dal progetto.
Grazie a questi dolorosi ritocchi, tuttavia, la chiesa può finalmente essere benedetta ed inaugurata il primo dicembre 1793 (la consacrazione ufficiale avvenne nel 1825).

IL PROGETTO VIENE COMPLETATO

Nel 1935, resisi necessari pesanti interventi di restauro (il tetto, appoggiando direttamente sulla volta, dava adito a continue infiltrazioni d’acqua), si decise di gettare il cuore oltre l’ostacolo e non solo di restaurare, ma completare il progetto originario con la realizzazione del cupolino.
Un ponteggio alto ben 52 metri avvolge la chiesa. Il tetto viene completamente rifatto e poggia ora su una solida griglia in cemento che poggia il suo peso sugli otto vertici del tamburo. Il cupolino, con cuspide in larice ricoperta in rame (3,5 tonnellate), boccia e croce.
Viene anche restaurata e completata la facciata, i capitelli fioriscono di nuovi stucchi e viene rinnovato il Tabernacolo. I restauri, durati quasi tre anni, terminano nel 1937. Rispetto al progetto originario del Vittone, mancava ancora la facciata, con le sue fiaccole e la croce. Infine, però, anche questo fu realizzato nell’estate del 1940. La chiesa poteva dirsi completa.

[La chiesa parrocchiale nei vari progetti]


I

II

III

I) Originale del Michela (per il sito della vecchia parrocchiale)
II) Il progetto del Vittone
III) Lo stesso dopo il “ridimensionamento” dovuto alle esigenze di budget.

[La chiesa parrocchiale negli anni]


1793

1935

1940

2006

UNO SGUARDO ALL’INTERNO

Gli interni della chiesa parrocchiale, parte di un progetto in stile barocco risalente, come abbiamo visto, alla metà Settecento, non vennero decorati che agli inizi dell’Ottocento. Intorno alle decorazioni barocche (cornici e stucchi in rilievo) fiorirono decorazioni in chiaroscuro o su fondo azzurro.
L’altare di Sant’Orsola e quello del Conte dedicato all’Addolorata sono i più antichi, risalendo ai primi anni dell’Ottocento. Poi vennero quelli intitolati alla Madonna del Rosario e a San Sebastiano, rispettivamente nel 1821 e 1822. Allo stesso anno risale il pulpito in marmo e stucchi policromi, realizzato (come l’altare di S. Sebastiano ) a spese del Comune.
Il baldacchino, realizzato da Francesco Casassa di Ivrea, fu piazzato nel 1826.
L’organo è opera dei fratelli Serassi. Il suo impianto di 1600 canne richiese cinque mesi di lavoro per la costruzione. Operativo fino alla metà del secolo scorso, è ora in disuso: più di una le cordate organizzate per il suo restauro, che però si sono sempre concluse con un buco nell’acqua.
La tela raffigurante S. Sebastiano e S. Fabiano, opera di Luigi Vacca di Torino, risale al 1822.
La tela centrale, raffigurante la Trasfiguazione del Signore, fu realizzata sempre dal Vacca nel 1836, ed andò a sostituire un precedente dipinto raffigurante il Cristo risorto.
L’altare di San Giuseppe, decorato con una splendida icona di Enrico Reffo, è del 1870, quello delle Anime Purganti, con icona di Giovanni Stornone di Ivrea, del 1873. Allo stesso periodo risalgono i dipinti dei quattro Evangelisti (Agostino Visetti da Montanaro) ed il pavimento a mosaico alla veneziana.

[Immagini degli interni della chiesa]


I

II

III

IV

V

VI

VII

I) La Trasfigurazione del Signore (L. Vacca)
II) La navata della chiesa
III) Entrata, coro e organo
IV) Pisside in forma di conchiglia
   
V) La volta della chiesa
VI) Il mosaico veneziano del pavimento
VII) Particolare: un angioletto

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